parole · racconto

Gennaio 2018

Le feste di Natale sono passate. Giornate particolari, felici, le ultime di un ciclo della mia vita. Le prossime saranno diverse, io sarò diverso, la mia vita sarà diversa. Un velo di malinconia le ha attraversate, quella malinconia scaturita dalla consapevolezza del cambiamento. Una malinconia bianca, buona, di compagnia. La stessa che c’era negli occhi dei miei genitori, felici e consapevoli dell’ultimo Natale in cui ero solo il loro bambino. Malinconia bianca, che ha reso tutto un pó più speciale. Credo il Natale più felice dei miei 39 anni. Solo tre nei in tutto questo.

Lei che non c’era a festeggiare il suo compleanno. Manca sempre iniziare il giorno di Natale correndo a farti gli auguri e a darti un abbraccio gigante.

Lui che non c’era a festeggiare il Natale. Manca sempre iniziare il Natale svegliandoti e dandoti uno di quegli abbracci che non ho mai potuto darti.

Lui che non puoi sentire per gli auguri di Natale. Manca sempre non poterti sentire anche per un attimo, vederti anche solo per uno di quegli abbracci giganti che ci piacevano tanto. Riscaldavano. Curavano. Coccolavano. Crescevano. Manca non sapere come stai, cosa fai, a che pensi, che regali hai chiesto a babbo Natale. Manca non ricevere un tuo messaggio, ricevere una fotografia per sapere come sei, una lettera per vedere come scrivi.

Poi ti fermi a riflettere. Pensi. Capisci che due nei di questo Natale sono opera della natura, del destino, di Dio, della vita. Sei malinconico ma sai che nessuno poteva nulla; nessuno poteva cambiare gli eventi. Nessuno può nulla. Solo tu puoi cercare di gestire questi nei, queste mancanze, queste assenze. Rimani malinconico, di quella malinconia bianca con la quale sai vivere, sai parlare, sai mediare. Una malinconia che accetti e di cui stai imparando a sorridere.

Subito dopo ti ricordi che il terzo neo non è causato dalla natura, dal destino, da Dio, dalla vita. Ti ricordi che è causato dalla cattiveria umana, dall’arroganza, dalla sete di potere, dalla debolezza di chi piega la testa dinnanzi alle imposizioni ed agli interessi. Ti ricordi che è il risultato di chi crede che valgano di più le parole di chi ha più potere e considera feccia quelle dei bambini che di potere non ne hanno. Ti ricordi che è il risultato di chi crede che il privilegio di avere un ruolo si eserciti dando ordini, poter trattare le persone come pedine giocando al ricatto, distruggendo gli ostacoli con articoli di contratto, anche quando questi ostacoli sono persone. Ti ricordi che è il risultato di chi vede il mondo come un palcoscenico sopra il quale brillare e ricevere applausi, buttando fuori dal teatro chi non applaude nel momento esatto in cui il copione ha stabilito; non importa il perché tu non stia applaudendo in quel momento. Non importa, neppure se hai i polsi fratturati e non riesci. Non importa: devi uscire. Nel teatro del potere c’è posto solo per chi aumenta l’ego, il potete, la gloria, il prestigio. Rimane chi segue il copione. Lo spettacolo potrebbe pure parlare di libertà, di libera espressione, di lotta alle imposizioni, di amore verso tutti, di rispetto ed accoglienza, ma se non applaudito quando richiesto un calcio in culo te lo prendi e te ne esci.

Ti ricordi che quel neo esiste ed è un neo per entrambi. Ti ricordi che è un neo imposto per codardia, paura, assoluta mancanza di rispetto, buon senso, umanità. Ti ricordi quanto dolore e sofferenza sta dietro a quel neo. Ti ricordi che tu sei grande e lo sai gestire, a tratti. Ti ricordi che lui non lo è. Ti ricordi tutto e non puoi che ricordare che è stato preso in considerazione come una sciarpa di lana nel torrido caldo del deserto. Ti ricordi e non sai ancora accettare di non poter essere nemmeno lo spazio di un messaggio in un Natale, perché sai il motivo per cui non lo sei. Sai che il prezzo della folle corsa al potere, il prezzo della gara a chi ha gli attributi più grandi, ha certo avuto te come vittima eccellente, ma ha avuto anche lui come vittima silenziosa, ignorata, incolpevole.

Te ne ricordi e, per questo terzo neo, sai che la malinconia non è ancora bianca, soffice, abbracciabile e gestibile. In un secondo diventa nera, ruvida, soffocante e cattiva. Io non so perdere. Le persone. Così. Per la cattiveria umana assoluta. Gesù bambino mi perdonerà se il terzo neo lo associo alla parola vaffanculo. D’altra parte, lui, si è fatto bambino per essere accolto ed ascoltato. Per fortuna non è capitato nelle vostra mani, altrimenti Erode avrebbe ricevuto una mail con le coordinate esatte della mangiatoia, Giuseppe mobbizzato e isolato, Maria sputtanata alla macchinetta del caffè ed il bue e l asino infilzati sopra uno spiedo.

2017 anni e c’è chi non ha ancora capito che il potere deve essere messo in tasca davanti agli occhi ed alle parole di un bambino.

Poi si possono costruire tutte le teorie del mondo per sistemare la storia a proprio uso e consumo. Ciò che non cambia è il tradimento di quel bambino, dei suoi occhi e delle sue parole. E volevano pure l’applauso da copione.

Va beh dai, io aspetto qui. Domani ti dico ciao e ti voglio bene. Comunque.

10 pensieri riguardo “Gennaio 2018

  1. Ho fatto bene a venire a leggerti dopo la favola della nonna di Rocco. C’é tanta verità nelle tue parole, tanta realtà e tanta dignità nell’accettare la vita, il disegno di Dio.
    Credo proprio che tornerò a leggerti.
    Ciao Davide, io sono Alessandra

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